L’inaugurazione di Epica Festival è affidata alla voce poetica di Mariangela Gualtieri in un prezioso rito sonoro.
Voce che apre è un elogio della parola e dei versi che tenteranno di dare voce a questo tempo: benedizioni e anche invettive, in dialetto, a rompere il ritmo e a tenere vicina la terra e le sue lingue rotte. E, poi, un finale inedito che oserà parlare di amicizia e d’amore.
Provo insomma a mettere insieme versi non consolatori ma consolanti – due braccia che nel buio sollevano un corpo che piange e se lo stringono al petto – non rassegnati ma battaglieri, perché la parola ‘epica’ contiene una terra, un popolo, un nemico, degli eroi e grandi cieli popolati da forze enigmatiche: tutto questo è il nostro presente. Tutto questo chiede una lingua verticale e nuda che provi a dirlo. Io accetto l’azzardo e metto lì il mio piccolo viatico di parole, per un ritorno a noi stessi e all’incontro con l’altro da noi. Tutto l’altro da noi, con le sue facce, musi, foglie, radici e innumerevoli voci.
Mariangela Gualtieri